“L’effetto Covid non ha risparmiato nessuna provincia italiana, ma senza la tenacia delle nostre imprese unita ai provvedimenti del governo le perdite del valore aggiunto che abbiamo registrato sarebbero state ben più importanti. E anche il sistema camerale con le iniziative messe in atto ha certamente contribuito a contenere i danni causati dal lockdown, restando vicino alle imprese e ai territori”. Questo il commento del presidente di Unioncamere, Andrea Prete, sui dati dell’andamento del valore aggiunto provinciale del 2020 diffusi dal Centro Studi Tagliacarne e l’Unione italiana delle Camere di commercio e che presentano un rimescolamento della geografia dello sviluppo italiano. Tutte le province, infatti, hanno chiuso l’anno con il segno meno davanti al dato sul valore aggiunto rispetto al 2019. Ma sensibili sono le differenze registrate a livello territoriale. A fronte di un calo a livello nazionale del -7,1%, ad essere più colpiti sono stati: il Nord - 7,4%, le aree a maggiore vocazione industriale -7,9% (in particolare dove insistono i sistemi della moda e della cultura), quelle a più elevata presenza di piccole imprese -7,5%. Più resilienti, anche se in un contesto di generale contrazione, le province del Sud (- 6,4%), alcune fra quelle che hanno una elevata concentrazione di imprese che investono nel Green o che sono caratterizzate da una forte importanza della Blue economy e quelle con una più elevata incidenza della pubblica amministrazione.
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