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Imprenditoria Femminile nelle province di Chieti e Pescara

DONNE ANCORA “PIENE DI GUAI”: DIFFICOLTÀ A CONCILIARE LAVORO E FAMIGLIA, PROBLEMI DI LIQUIDITÀ DI IMPRESA E POCO TEMPO PER LA FORMAZIONE.

E, da domani 9 luglio, all’Aurum di Pescara,c’è Phenomena, il primo e unico salone espositivo italiano dedicato esclusivamente alle imprenditrici del Sud in tre settori d’eccellenza del Made in Italy: design, fashion e food. 

 

Sono 21.735 le imprese femminili nella provincia di Chieti-Pescara, il 26,4% del tessuto imprenditoriale locale. Le aziende a più alta vocazione femminile operano nei settori dell'agricoltura (36,8%), della sanità (45,5%) e delle altre attività di servizi (55,6%). Nonostante il ruolo molto significativo delle imprese guidate da donne che rappresentano più di un quinto delle imprese complessive a livello nazionale - e ancora di più nell’area di Chieti-Pescara, si evidenziano rilevanti fragilità: per 100 imprese femminili nate in Italia cinque anni fa, ne restano oggi il 61,9% (contro il 68,1% delle altre imprese, un gap di 6,6 punti che arriva a 9,4 a Chieti-Pescara). 

Lo sottolinea il direttore delle ricerche del Centro Studi delle Camere di commercio Guglielmo Tagliacarne, Alessandro Rinaldi, nella nuova puntata di "Imprese più Informa" della Camera di Commercio Chieti Pescara, disponibile sui canali social dell’ente, dedicata all'imprenditoria femminile. Per questo ha aggiunto Rinaldi "è importante che la creazione di imprese femminili, tema sul quale concentriamo da tempo le nostre attività di monitoraggio, sia diventato un elemento di rilievo delle politiche attive del lavoro e sostegno all'occupazione previste nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.”

Ospite della puntata anche il Vice Segretario Generale di Unioncamere Tiziana Pompei che evidenzia come solo il 20% delle imprese “rosa”, vuoi anche per un sentimento di scoraggiamento, faccia ricorso al credito di un istituto.

“E quando le imprese femminili chiedono credito, il credito-crunch è maggiore” - sottolinea. “Sul totale dei casi in cui vi è un ricorso al credito bancario, l’8% è la quota di imprese “rosa” in cui il credito erogato non è stato adeguato o la richiesta non è accolta, contro il 4% delle altre imprese.  Per questo, le Camere di commercio e i comitati sono particolarmente attivi – soprattutto ora in questa fase di ripresa post Covid in progetti di informazione e formazione in tema di accesso al credito e di educazione finanziaria tra cui, a livello nazionale l’iniziativa “Donne in attivo” che risponde alle criticità sopraevidenziate del difficile rapporto donne-  impresa femminile- credito”.

In questo scenario si inseriscono le parole di Luciana Ferrone, presidente del Comitato per l’Imprenditoria femminile della Camera di Commercio Chieti Pescara: “Sono tanti, troppi ancora, gli impegni da realizzare: primi fra tutti la diffusione della cultura dell’imprenditorialità a partire dalle scuole primarie. E poi c’è la conciliazione famiglia lavoro sulla quale il Covid ha giocato un ruolo determinante. Nella coppia con figli chi è rimasto a casa a seguire la didattica a distanza sono state proprio le madri e questo ha rappresentato uno dei principali fattori di allontanamento dal lavoro”.

Ed è qui che si inseriscono le conclusioni del presidente Strever che, sin dall’inizio del suo mandato, ha ricostituito il Comitato che mancava da diversi anni, raddoppiando nel 2021 il budget solitamente investito sull’impresa rosa: “Ciò che deve essere risolto è quello che sta più a cuore alle donne: non dovranno mai più essere nelle condizioni di dover scegliere tra il lavoro e l’essere madre. Ne gioverebbe tutto il sistema Italia che a causa di un tasso di natalità tra i più bassi del mondo è destinato a diventare un paese con pochi stimoli ed una scarsa propensione all’innovazione”.

(In allegato lo studio dell’Istituto G. Tagliacarne con i dati aggiornati al secondo trimestre relativi alle imprese femminili di Chieti e Pescara)

 

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