
Se Nord e Sud stanno vivendo storie differenti dal punto di vista della crescita, restano accomunate da un’esigenza ormai impellente. La necessità di rilanciare una politica industriale nazionale “che ricostruisca circuiti produttivi a più alto valore aggiunto attraverso una maggiore dose di innovazione e qui il tema accomuna Sud e Nord del Paese”.
E’ il pensiero espresso da Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del Centro Studi Tagliacarne, nell’articolo pubblicato sull’Huffpost dal titolo “In Italia c'è polpa e c'è osso, nelle dinamiche di crescita”.
L’analisi di Esposito si concentra sulle diverse dinamiche di crescita del settentrione e del meridione. Pur evidenziando che le ultime analisi diffuse dal Centro Studi Tagliacarne evidenziano una crescita del 2,9% del valore aggiunto provinciale a valori correnti nel 2024 al Sud (un dato superiore a quello di Nord Ovest e Nord Est), il d.g. si concentra su quanto accaduto in Italia dal 2004 ad oggi.
Il valore aggiunto pro capite del Mezzogiorno è passato dal 66% della media nazionale nel 2004 al 67% di oggi. Con regioni come Campania, Molise e Calabria che hanno registrato addirittura un peggioramento.
Al Nord invece il problema rilevato è differente poiché nonostante un prodotto pro capite superiore alla media nazionale la crescita rallenta.
A parte la Lombardia, trainata dai risultati di Milano, perdono terreno:
- Piemonte,
- Veneto,
- Friuli Venezia Giulia,
- Liguria,
- Emilia Romagna, con l’eccezione di Bologna, Modena e Forlì-Cesena.
Di qui, secondo Esposito, l’esigenza di intervenire per invertire la tendenza e unificare simbolicamente il Paese nel segno dello sviluppo.
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