
Si parla del ruolo delle piccole e piccolissime realtà imprenditoriali nella nostra economia, nell’articolo di Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del Centro Studi Tagliacarne, “La micro impresa per la salvaguardia della bio-diversità nel capitalismo”, pubblicato su HuffPost Italia. Esposito riprende e attualizza una riflessione iniziata nel 1945 dall’economista austriaco Joseph Stendl che teorizzò il principio di “asimmetria dimensionale”. Secondo questo principio le grandi imprese, avvantaggiate da economie di scala e da una maggiore capacità di assorbire innovazione e know-how, sarebbero state destinate a soppiantare le piccole imprese.
Oggi, ottant’anni dopo, quella previsione , ha sottolineato il direttore generale, non si è pienamente avverata. Le micro e piccole imprese, soprattutto in Europa, non solo esistono ancora, ma costituiscono la stragrande maggioranza del tessuto produttivo, a eccezione di pochi paesi come Svizzera, Germania e Lussemburgo. Tuttavia, questo non significa che la previsione di Stendl fosse del tutto errata: il rischio di concentrazione esiste ancora, e oggi si ripresenta con nuove forme, veicolato dalla digitalizzazione, dall’intelligenza artificiale e da un ecosistema economico sempre più polarizzato.
Esposito sottolinea come le micro imprese abbiano saputo evolversi grazie a flessibilità, innovazione e specializzazione, diventando attori fondamentali per garantire una biodiversità economica. Ma l’avvento di nuovi strumenti tecnologici rischia di generare nuove asimmetrie e squilibri di potere. In questo senso, la sfida contemporanea è politica e culturale: salvaguardare la diversità delle forme produttive significa proteggere la democrazia economica, la pluralità dei modelli e l’equilibrio del sistema capitalistico stesso.
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https://www.huffingtonpost.it/blog/2025/05/06/news/la_micro_impresa_per_la_salvaguardia_della_bio-diversita_del_capitalismo-19124242/