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Medie imprese, Italia batte per produttività Germania, Francia e Spagna

Le medie imprese italiane superano per produttività le concorrenti della stessa ‘taglia’ tedesche, francesi e spagnole e sono seconde in UE per andamenti di fatturato e occupazione. Lo evidenzia il XXIV Rapporto a loro dedicato e il Report “Scenario competitivo, ESG e innovazione strategica per la creazione di valore nelle medie imprese industriali italiane” realizzati dall’Area Studi di Mediobanca, dal Centro Studi Tagliacarne e Unioncamere.
Le medie imprese costituiscono un importante spaccato del nostro capitalismo familiare composto da 3.650 realtà industriali. 
Tra il 2014 e il 2023 queste imprese hanno registrato un aumento del 31,3% della produttività del lavoro, del  54,9% delle vendite e del 24,2% dell’occupazione. Nel confronto europeo, le medie imprese italiane hanno fatto meglio per produttività di quelle della Germania (+25,8%), Francia (+20,2%) e Spagna (+29,9%). Mentre in termini di fatturato (+54,9%) e di occupazione (+24,2%), sono superate solo dalle Mid-Cap spagnole (rispettivamente +80,8% e +45,8%), confermando la loro “supremazia” rispetto alle omologhe francesi (+41% e +11,5%) e tedesche (+38,5% e +8,8%).
“Costi dell’energia e mismatch sono certamente un problema per le Medie Imprese industriali, che peraltro confermano anche quest’anno di essere un segmento altamente competitivo del sistema produttivo nazionale” ha detto Andrea Prete, Presidente di Unioncamere. “Speriamo che le incertezze del contesto internazionale non creino shock che penalizzino questi campioni del Made in Italy”.
Numeri alla mano, le medie imprese italiane contribuiscono al 17% del fatturato dell’industria manifatturiera italiana, al 16% del valore aggiunto, e al  14% delle esportazioni e dell’occupazione complessiva. Come afferma Giuseppe Molinari, presidente del Centro Studi Tagliacarne:
"Le medie imprese contribuiscono per il 45% all’export italiano e hanno una propensione ad esportare del 42%." 
Molinari ha aggiunto: "queste realtà produttive, con le loro elevate performance, sono la prova provata che quando il family business si organizza, anche dal punto di vista manageriale, e si apre alla competizione allargata, dà vita a un modello di successo per innovazione e produttività, anche nei confronti degli altri competitors".
Dopo la contrazione del fatturato totale nel 2023 e 2024 (rispettivamente -1,5% e -1,3%), ma con export in crescita, il 2025 le medie imprese tricolore prevedono una ripresa: +2,2% il fatturato totale, +2,8% l’export. Quasi due imprese su tre vendono negli Stati Uniti, un mercato che vale il 10% del loro export.
“È dal post Covid che le medie imprese ravvisano la necessità di raggiungere una dimensione funzionale alla complessità del contesto. Si tratta di un obiettivo da perseguire con prudenza poiché comporta interventi organizzativi, manageriali e di governance, ma è certamente conforme ai nuovi scenari competitivi” – commenta Gabriele Barbaresco, Direttore dell’Area Studi Mediobanca.
Sul fronte della sostenibilità, l’80,4% delle medie imprese ha avviato iniziative ESG, soprattutto ambientali: il 67,3% è impegnato nella riduzione dell’uso di fonti fossili e nel passaggio alle rinnovabili, il 62% nella gestione e nel riciclo dei rifiuti, il 43% organizza formazione ambientale per i 
dipendenti. Il 29,1% delle imprese prevede un’accelerazione degli investimenti green. Tuttavia, il 62,3% non è in grado di misurare le proprie emissioni e solo il 40,9% ritiene realistico l’obiettivo “Emissioni Zero” entro il 2050.
“Oggi le medie imprese sono per produttività, fatturato e occupazione la punta di diamante dell'industria italiana, in uno scenario internazionale ogni giorno più incerto e mutevole”, sottolinea Luigi Attanasio, Presidente della Camera di Commercio di Genova. “Per Genova e la Liguria la sfida è creare le condizioni perché le piccole e medie imprese di oggi possano crescere, consolidarsi e diventare il perno di un sistema economico equilibrato e competitivo. Per questo la Camera di Commercio di Genova ha scelto di investire in attività di promozione della cultura finanziaria e orientamento all’impresa in tema di internazionalizzazione, doppia transizione (digitale e sostenibile) e innovazione”.
Il mismatch occupazionale colpisce 8 di queste imprese su 10, per il 47,5% comporta un aggravio del carico lavorativo e per il 37,4% un aumento dei costi di gestione. Il 40,4% investirà nella formazione, il 37% nell’automazione. L’occupazione femminile si ferma a poco meno del 25% e quella degli under 30 al 18,3%.
Guardando agli effetti potenziali delle tariffe, il 30% delle imprese ritiene rilevante l’impatto dei dazi USA, mentre un ulteriore 21,3% lo considera contenuto. Il 33,2% ha programmato un aumento dei prezzi verso gli USA, il 25,3% punta al mercato UE, il 18,1% alla diversificazione verso mercati alternativi.
Inoltre, la pressione fiscale continua a rappresentare un ostacolo: il tax-rate è superiore di 5,8 punti rispetto alle grandi aziende. Se le medie imprese avessero usufruito della stessa aliquota, il risparmio sarebbe stato pari a 6,2 miliardi di euro in dieci anni.



Per saperne di più
Leggi il comunicato 
Scarica il rapporto XXIV Rapporto Mediobanca – Centro Studi Tagliacarne – Unioncamere
Fai il download del report