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Se non cresce l’innovazione nell’impresa il lavoro rimane povero

“Bisogna far crescere l’innovazione nell’impresa o il lavoro rimane povero” . E’ quanto afferma Gaetano Fausto Esposito, Direttore Generale del Centro Studi Tagliacarne, nel suo articolo pubblicato su HuffPost, dove analizza le tendenze della produttività del lavoro a partire dalla “Teoria della crescita” di Robert Solow. Questa individua come fattori dell’aumento del PIL l’intensità di capitale, l’occupazione e la produttività totale dei fattori.

Il calo della produttività nel 2024, rilevato dall’Istat, segue una crescita media annua dello 0,3% nel periodo 2014–2024. La Banca d’Italia registra una riduzione anche nel settore privato per il secondo anno consecutivo, con un valore aggiunto per ora lavorata ancora superiore dell’1,6% rispetto al periodo pre-pandemia.

Le ore lavorate sono cresciute più del prodotto, mentre le retribuzioni reali lorde sono aumentate del 13% dal 2019, a fronte di un’inflazione del 18%.

Secondo la Relazione annuale della Banca d’Italia, la riduzione della produttività è legata a fattori ciclici e alla convenienza economica a impiegare lavoro rispetto a capitale. Questo ha comportato una riduzione degli investimenti, mentre l’occupazione è aumentata.

Esposito conclude che senza sviluppo dell’innovazione non può crescere il valore aggiunto per addetto. Il Governatore della Banca d’Italia ha indicato che un aumento duraturo delle retribuzioni richiede una crescita sostenuta della produttività, supportata anche da un maggior impegno del settore privato in ricerca e sviluppo.

Per l’articolo completo:
https://www.huffingtonpost.it/blog/2025/06/03/news/se_non_cresce_linnovazione_nellimpresa_il_lavoro_rimane_povero-19337333/