Le imprese italiane dell’economia del mare sono 199.177 (il 3,3% del totale complessivo) e danno lavoro a 885,2 mila persone (il 3,5% sul totale dell’occupazione del Paese).
L’economia blu genera un valore aggiunto di 46,7 miliardi di euro, il 3,0% del totale economia (nel 2014 era il 2,9%), ma considerando gli effetti diretti e indiretti - per ogni euro prodotto direttamente si ha un effetto moltiplicatore di filiera pari a 1,9 - si arriva ad un valore aggiunto prodotto complessivo di 134,5 miliardi di euro: l’8,5% del totale dell’economia.
Risparmio energetico e sostenibilità ambientale, sono skill centrali per trovare lavoro nella Blue economy: l’81,4% delle ricerche di lavoro richiede competenze green.
È quanto emerge nell’ultimo Rapporto dell’economia del mare promosso dalla Camera di commercio di Frosinone-Latina in raccordo con Unioncamere e realizzato dal Centro Studi delle Camere di commercio Guglielmo Tagliacarne e dal volume “Economia del Mare e Green Deal”, realizzato da Unioncamere sulla base dei risultati delle indagini Excelsior 2019.
“Il mare è sempre stato una delle più grandi sfide dell’uomo, spazio da conquistare e nel contempo risorsa da tutelare e proteggere; dalla risorsa mare l’uomo ricava costantemente alimenti, materie prime e anche energia”. È quanto sottolinea Giovanni Acampora, neo Presidente dell’Assonautica Nazionale e presidente della Camera di commercio Frosinone-Latina - che aggiunge “così, il mare, presentandosi come un’importante leva sulla quale fondare parte dello sviluppo economico, deve stimolare un attento studio su tutte quelle attività che sono il frutto, o possono trovare giovamento, dalla presenza di questa risorsa”.
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