
E’ la Puglia a trainare lo sviluppo della base imprenditoriale totale delle imprese del Mezzogiorno. Nel secondo trimestre del 2025, la regione pugliese registra un tasso di crescita delle imprese dello 0,67%, il secondo più alto d’Italia dopo il Lazio. E’ quanto si legge su Il Sole 24 Ore Sud nell’articolo dal titolo “Al Sud tasso di sviluppo in linea con il Nord Est”, che pubblica un’indagine del Centro Studi Tagliacarne nella quale si analizzano gli indicatori del tessuto imprenditoriale del Sud (Campania, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna) tra aprile e giugno 2025. .
Il risultato della Puglia è merito anche delle sue province, su tutte Bari che con un tasso di sviluppo del +0,83% si piazza al secondo posto in Italia e guida la graduatoria meridionale. Crescono anche la Campania (+0,53% con Napoli che fa da traino con il +0,63%), la Sicilia (+0,52% con Catania a +0,74%) e la Sardegna, che ha un tasso di sviluppo del +0,50% ed è sospinta dal +0,66% di Sassari.
Nuove imprese, andamento lento
Sul fronte delle nuove aziende il tasso di natalità, al Sud, si attesta all’1,33%, contro una media nazionale dell’1,37%, secondo i dati del Registro Imprese relativi al trimestre aprile-maggio-giugno del 2025. Va decisamente meglio se si analizzano i nuovi nati tra le società di capitali, perché in questo ambito il meridione, con l’1,54%, supera la media nazionale dell’1,47%. Spostando invece l’attenzione sulla mortalità delle imprese si scopre che il tasso del Mezzogiorno (0,79%) è sostanzialmente in linea con lo 0,81% della media italiana. Dall’incrocio dei dati su natalità e mortalità viene fuori un tasso di sviluppo del Sud pari a +0,53%, leggermente al di sotto della media nazionale (+0,56%).
Attività straniere, poche radici al Sud
Nel Mezzogiorno non sfonda l’imprenditoria straniera. Alla fine del 2024 le attività a conduzione non italiana erano il 7,1% del totale. Un dato inferiore a quello nazionale (11,3%). Le regioni meno “appetibili” per le imprese straniere sono Basilicata e Puglia, dove queste realtà sono meno del 6% del totale. Infatti, se si guarda alla classifica nazionale delle province, viene fuori che all’ultimo posto, con il 2,4% di aziende non italiane, c’è Barletta-Andria-Trani.
In controtendenza, invece:
- Caserta, con il 12,3%,
- Lecce (11,9%),
- Catanzaro (9,8%,
- Reggio Calabria e Napoli (entrambe al 9,4%).
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